Rassegna Stampa

sabato 11 febbraio 2012

ROMA: PRESIDIO UNITARIO UGL, CIGL, CISL, UIL PER CHIEDERE AL PARLAMENTO DI MODIFICARE LE MISURE DI CARATTERE PREVIDENZIALE CONTENUTE NEL DECRETO MILLEPROROGHE.

Presidio unitario di Ugl, Cgil, Cisl e Uil a Piazza del Pantheon a Roma per chiedere al Parlamento di modificare le misure di carattere previdenziale contenute nel decreto milleproroghe. Centrella: “I lavoratori meritano rispetto e la riforma della previdenza non lo fa”.

Pensionati, ma anche molti giovani hanno partecipato oggi al presidio unitario organizzato da Ugl, Cgil, Cisl e Uil a Piazza del Pantheon per chiedere di modificare le norme sulla previdenza contenute nel decreto milleproroghe, introducendo deroghe all’innalzamento dell’età pensionabile.
In particolare, i sindacati chiedono di introdurre deroghe per i lavoratori in cassa integrazione straordinaria o mobilità, per i periodi di maternità facoltativa, di congedi per assistenza ai disabili e quelli relativi al riscatto della laurea e della contribuzione omessa. Così come, per quanto riguarda il comparto scuola e afam, alla luce della disciplina specifica vigente si chiede di permettere ai lavoratori che avranno maturato i requisiti per andare in pensione entro il prossimo 31 agosto di uscire con le vecchie regole.
“La dignità dei lavoratori merita rispetto e la riforma della previdenza non lo fa” ha detto Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl, intervenendo dal palco della manifestazione insieme ai leader di Cgil, Cisl e Uil. Per il sindacalista è inconcepibile “lasciare in balia del destino decine di migliaia di lavoratori i quali, in seguito ad accordi sottoscritti per risolvere crisi aziendali, con l’innalzamento repentino dei requisiti di accesso al pensionamento, stabilito dall’ultima finanziaria, si ritroveranno senza ammortizzatori sociali, senza lavoro e lontani dalla pensione”.
Intanto, mentre si avvicina la scadenza del 27 febbraio, termine ultimo per convertire in legge il decreto, oggi il milleproroghe segna una battuta d’arresto nelle commissioni bilancio e affari costituzionali del Senato, che oggi avevano iniziato le votazioni sui circa 300 emendamenti dichiarati ammissibili. E’ stato infatti deciso di rinviare a lunedì prossimo la seduta per affrontare i ‘nodi’ non ancora sciolti, a partire dal problema dei lavoratori ‘esodati’, cioè coloro che hanno scelto il prepensionamento in seguito ad accordi per crisi aziendali e che rischiano ora, con l’allungamento dell’età pensionabile, di trovarsi senza ammortizzatori sociali e senza pensione. Alla Camera è già stato approvato un emendamento bipartisan, presentato da Maurizio Castro e Giorgio Roilo, capigruppo del Pdl e del Pd in commissione lavoro, che prevede che le nuove regole previdenziali non valgano per gli ‘esodati’ usciti dalle proprie aziende entro lo scorso dicembre. Una platea talmente ampia di lavoratori, da Alenia ad Alitalia a Poste, da essere difficilmente quantificabile e sulla cui copertura finanziaria la Ragioneria di stato sta ancora lavorando.
Il testo dovrebbe comunque arrivare nell’aula del Senato martedì prossimo, dove è molto probabile che il Governo porrà la fiducia. Poi, il ritorno in terza lettura alla Camera. In discussione anche le graduatorie della scuola, i risarcimenti ai profughi della Libia e un emendamento presentato dal relatore Lucio Malan (Pdl) sulla proprietà intellettuale del design industriale.
Secondo indiscrezioni, il pensionamento dei docenti e la riapertura delle graduatorie potrebbe essere terreno di scambio politico fra Lega e Pd. Se il Carroccio, con l’appoggio di Pdl e Fli, vuole evitare l’inserimento di nuovi abilitati e abilitandi negli elenchi dei docenti precari – circa 23mila persone -, il Pd sostiene le deroghe alle norme sulle pensioni per gli insegnanti e starebbe lavorando ad una proposta che limiti i costi dell’operazione per ottenere l’appoggio dell’esecutivo. In mezzo, insieme agli insegnanti, le migliaia di lavoratrici e lavoratori che con la riforma sono rimasti senza protezioni e per i quali l’Ugl, insieme agli altri sindacati, chiede al Parlamento e al Governo di cambiare il milleproroghe perché “si tratta di persone che hanno famiglie, figli, mutui da pagare e non possiamo permettere che vengano lasciate in queste condizioni”.

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