Rassegna Stampa

lunedì 1 agosto 2011

Alitalia, lo strappo del governo

Gli ex amministratori potrebbero andare a giudizio per bancarotta. Una vittoria per Fantozzi, deciso a trascinare l’ex dirigenza in tribunale. Ma dal 19 luglio il commissario straordinario si è dimesso: l’esecutivo voleva ‘affiancargli’ due nuove nomine. Con il sospetto che Palazzo Chigi non gradisse il suo zelo
Alitalia è morta di grandeur” disse a fine 2008 il commissario Alitalia Augusto Fantozzi. Oggi la procura di Roma gli dà ragione. “Dissipazione di beni aziendali”, “gestione economicamente abnorme” sono alcune delle frasi usate dai pm Stefano Pesci e Francesca Loy nel notificare agli ex amministratori delegati Alitalia Giancarlo Cimoli e Francesco Mengozzi una lettera che poco apprezzeranno. Il preludio del rinvio a giudizio. L’accusa? Bancarotta. E per Cimoli anche quella di aggiotaggio.

Da piazzale Clodio sono partite altre cinque lettere ad altrettanti ex dirigenti e funzionari del carrozzone dei cieli che nell’autunno del 2008 subì una curiosa scissione. I debiti rimasero sul collo della collettività nel corpaccione della vecchia Alitalia, eufemisticamente chiamata bad company, mentre i nuovi investimenti spiccarono il volo verso la neonata Cai, guidata dalla “coalizione dei volenterosi”.

Chissà cosa ne penserà Augusto Fantozzi, che fino a pochi giorni fa ha svolto un compito ingrato: pilotare il lento declino della vecchia Alitalia come commissario straordinario. L’ex ministro delle Finanze si è dimesso il 19 luglio scorso dopo aver saputo che il governo stava per affiancargli altri due commissari, nominati direttamente dall’esecutivo. “E’ venuta meno la fiducia del governo nei miei confronti”, ha detto. A scatenare il polverone è stato un comma dell’ultima Finanziaria, che si applica a tutte le società in amministrazione straordinaria. Quindi anche ad Alitalia. Uno strappo, quello del governo, che ad alcuni osservatori pare tutt’altro che casuale.

Sembra infatti che l’ex commissario avesse maturato una scelta: quella di trascinare in un tribunale civile la vecchia dirigenza Alitalia. Un procedimento che, in caso di vittoria, avrebbe comportato ingenti risarcimenti a danneggiati e creditori. Insomma, un’alzata di testa da fermare immediatamente, piazzando ai lati dell’ammutinato due commissari fidati? “Non possiamo esserne certi, perché non l’ha mai detto apertamente, ma la nostra impressione era che Fantozzi si sarebbe mosso presto contro gli ex ad di Alitalia. Era ormai convinto che la causa civile fosse inevitabile” racconta Mario Canale, presidente di Anelta, l’associazione che riunisce gli ex dipendenti del trasporto aereo, tra cui anche molti provenienti dalla compagnia di bandiera.

Ipotesi rafforzate dalle parole di Fantozzi, che commentando la sua relazione sulle cause dell’insolvenza sentenziò senza tanti giri di parole: “l’azienda ha sperperato, non è un mistero che ci sono cinque procuratori della Repubblica al lavoro nei nostri uffici e la Corte dei conti che indaga”.

Ma l’addio del gestore della bad company potrebbe avere un’altra conseguenza negativa per dipendenti ed ex dipendenti della compagnia aerea. L’azienda ha ancora in mano il Tfr (trattamento di fine rapporto) di tutti i suoi lavoratori. “Nessuno ha ancora avuto indietro un centesimo di questi soldi ma il momento si stava avvicinando, visto che Fantozzi era già riuscito a chiudere la passività per alcune aziende del gruppo - continua Canale - con l’arrivo dei nuovi commissari i tempi si allungheranno, è inevitabile”.

Francesco Staccioli rappresenta i controllori di volo del sindacato Usb, uno dei più battaglieri anche nel 2008, quando ancora si chiamava Sdl: “I veri motivi per cui Fantozzi ha lasciato non li conosco, ma una cosa è certa: sulla gestione Alitalia dal 2001 al 2008 ci sono forti perplessità. Sono stati gettati al vento 5 miliardi di euro di soldi pubblici. Ci sarà pur qualche responsabile?”. “Sarà la magistratura a dircelo. Io intanto, esprimo la mia opinione: personaggi come Cimoli non hanno fatto bene ad Alitalia”.

Usb, che in un primo momento si era rifiutata di firmare l’accordo, è stata tenuta ai margini di qualsiasi trattativa dalla Cai fino a quando il tribunale di Civitavecchia non ha ritenuto “antisindacale la condotta dell’azienda”, riconoscendo agli iscritti di Usb il diritto di assemblea. L’ultima sentenza è di luglio.

Nessun commento:

Posta un commento